Salve
a tutti, bella gente, sono Il Muratore.
Volevo
raccontarvi un po’ la storia del nostro amato Muro, perché è nato, quando è
nato e come si è evoluto nel tempo.
Beh,
che ci crediate o meno, Il Muro del Disagio è nato per gioco o, se preferite, quasi per scherzo.
Tutto
ha avuto inizio all’incirca due anni fa, in quel 2015 quando, attanagliato
dalla noia, mi sono messo a spulciare un po’ su Facebook.
All’epoca
non ero molto ferrato in materia di pagine e militavo in una pagina Facebook
antivegana, assieme a Calce Viva. Tuttavia, dopo un po’ di tempo, mi resi conto
che, probabilmente, concentrarsi esclusivamente sui vegani non avrebbe giovato
alla causa.
Mi
spiego meglio: è vero che molti vegani usano, spesso e volentieri, epiteti e
linguaggi assai coloriti, augurando a destra e a sinistra malattie e lanciando
maledizioni con una disinvoltura unica, ma è altrettanto vero che esiste una stragrande
maggioranza di loro che, non solo non lo fa, ma da questi disadattati prende le
distanze, venendo addirittura odiati dai loro simili.
A
quel punto, mi sono detto: che senso ha continuare a postare screen e notizie
inerenti all’antiveganismo? Del resto, ci sono tante altre pagine su Facebook
che si cimentano in questa battaglia.
Fu
così che decisi di tirarmene fuori, complice anche una sorta di rispetto che
nutrivo nei confronti di quei pochi amici vegani che avevo (e che ho ancora).
Dopo
un periodo sabbatico, decisi, in accordo con le altre pagine Facebook che
trattavano materia di debunking e antivegan-cazzari, di aprire una pagina che
fungesse da “album”, raccogliendo il disagio a cui le stesse andavano incontro.
Mi
spiego meglio: se, ad esempio, nella pagina X arrivava il genio di turno a
commentare, sostenendo tesi improbabili, la pagina avrebbe dovuto taggare Il
Muro del Disagio e io mi sarei precipitato per screenshottare tutto e
pubblicarlo sul Muro.
E
la cosa parve funzionare, se non che, ahimè, la gran parte delle volte in cui
venivo taggato era negli argomenti inerenti al veganismo, con il solito
nazivegano inviperito e distributore random di anatemi e maledizioni.
Non
che la cosa mi abbia turbato, ma rischiavo di diventare l’ennesima pagina
antivegana all’interno del mare delle pagine antivegane.
E,
francamente, per uno come il sottoscritto che non è un grande mangiatore di
carne, né di latticini e (lo so, sono anomalo) neppure uova, la cosa
disturbava. Anzi, credo di essere uno dei pochi esseri umani sul pianeta che,
di fronte a una pizza e un piatto di lenticchie o piselli, preferirebbe questi
ultimi (non per nulla, il mio piatto preferito sono proprio i piselli seguiti
dalle lenticchie, ambedue rigorosamente senza pasta *_* ).
Inoltre,
cosa di cui mi sono accorto solo in seguito, se è vero che tra i vegani era
facile scovare un gran numero di vegancazzari, era altrettanto vero che tra gli
onnivori era altrettanto semplice scovare individui dall’attitudine fin troppo
nazi o, come Calce Viva li ha in seguito definiti, i Paladini della Bistecca.
Perché,
quindi, mettere alla gogna solo e soltanto i vegani esaltati se poi, dall’altra
parte, nella fazione opposta, esisteva gente sin troppo simile?
Ragion
per cui, dopo una breve discussione con la mia assistente Calce Viva, abbiamo
deciso che sarebbe stato giusto adottare un atteggiamento imparziale e meno
fazioso, che ci distinguesse da ciò che già c’era per poter emergere e
diventare qualcosa di nuovo.
Vi
dirò che non è stato facile, perché quando parti con una pagina con zero like e
vuoi farti conoscere, beh, capisci che la strada è tutta in salita. Inoltre,
nel primo anno, la pagina veniva aggiornata raramente (ve l’ho detto che era
nata per scherzo!), senza badare né al numero dei like alla stessa e/o ai post,
né alle visualizzazioni e alla copertura dei vari post e via dicendo.
Insomma:
era un passatempo, un gioco, l’hobby a cui badare quando non hai a che fare un
tubo.
All’epoca,
inoltre, ero impegnato anche sul fronte del lavoro (un lavoro di merda, che poi
a fine 2016 ho lasciato, ma sempre lavoro era) e, quindi, alla pagina, davvero,
concedevo poco spazio.
Era
interessante notare, però, che i like, piano piano aumentavano e, strano a
dirsi, anche i commenti saltavano fuori di punto in bianco.
È
stato a quel punto che, assieme a Calce Viva, ci siamo chiesti: ma perché non
tenere in vita la pagina seriamente, pubblicando periodicamente un po’ di
disagio quotidiano?
E così, proprio nel 2016, ci siamo dati da fare. Avevamo raccolto appena 500 like o meno e pubblicavamo periodicamente un post al giorno, cercando di tenere viva la pagina e cercando di coinvolgere gli utenti.
Inoltre,
girando un po’ sul web e su Facebook, ci siamo resi conto della
sopravvalutazione del suffragio universale quando ci siamo imbattuti in gruppi
e/o pagine di utenti che credevano a ogni sorta di cazzata notizia messa
in giro, senza prendersi la briga di verificarne la fonte. Non solo! Accanto ai
diffusori di bufale, vi erano i complottisti, individui dotati di una fantasia
che farebbe invidia allo stesso Stephen King (non scorderò mai quando abbiamo
scoperto l’esistenza dei terrapiattisti! Non sapevamo se fossero troll o
autentici disagiati rimasti ancorati all’età della pietra, salvo poi scoprire,
con rammarico, che effettivamente era tutta gente che esisteva realmente i cui
discorsi erano seri).
Che
fare, quindi, dopo essere venuti a contatto con certa gente (oltre a metterci a
tifare per l’asteroide, ovviamente)?
Diciamo
che per me e Calce Viva quella roba è stata un po’ come la manna dal cielo:
scia chimicari, terrapiattisti, geologi con la terza media convinti che in
America esista una base segreta in grado di scatenare terremoti nel mondo e si
potrebbe continuare all’infinito!
Insomma,
parafrasando la buonanima di Umberto Eco, ci troviamo davvero in un’epoca in
cui l’evoluzione si sta avviando verso una sorta di abisso, percorrendo una
strada tutta in discesa.
Una
specie di parabola in cui, dopo aver raggiunto il vertice massimo (in cui la
derivata prima è uguale a zero!), si viene scaraventati inesorabilmente verso
il basso.
Sì,
siamo nell’era del fallimento dell’evoluzione, un periodo storico in cui,
chiunque dotato di un computer/smartphone e una connessione a internet, senza
aver frequentato neppure le scuole superiori, si permette il lusso di
pontificare su argomenti che non gli competono, in primis quello medico. Ed è
proprio su quest’ultimo argomento che una legione di disagiati, coloro che si
fanno chiamare vaccini liberi, stanno mandando a monte una nazione e anni e
anni di ricerca; ancora, animalisti senza n briciolo di empatia verso il prossimo
che sabotano istituti di ricerca mandando a monte anni e anni di ricerca
scientifica; veganimalisti che boicottano la sperimentazione animale
ritenendola il male del secolo, organizzando presidi e manifestazioni, salvo
poi correre in farmacia o in ospedale quando hanno bisogno di farmaci e/o cure.
E,
tra tutti, ci sono i terrapiattisti che non fanno male a nessuno, ma ci fanno
solo ridere quando, sfoderando teorie degne del miglior Albert Einstein in
piena fase di ubriachezza, mettono in discussione la relatività, la gravità e
altre teorie/teoremi di scienziati accreditate in tutto il mondo dalla comunità
scientifica tutta.
Un
po’ come gli antivaccinisti, solo che non fanno male a nessuno.
E
se c’è una cosa che accomuna tutta questa gente, è la superbia e la totale
incapacità di far fronte al dialogo: quando si trovano messi alle strette ti
bannano senza pietà dalla loro pagina o, più semplicemente, bloccano il tuo
profilo. Poi ci sono quelli come la blogger animalista Sbarella o la pagina
Buelads i quali bloccano e basta: l’importante è dire «Non sono d’accordo…»;
ancora, gli ignoranti persi come Logica Onnivora, sostenitori di tesi
improbabili e antiscientifiche, i pazzi convinti che l’AIDS non esista o, per
finire, le mammine pancine amorose, quelle che Il Signor Distruggere ha
mostrato al mondo intero, mettendo in luce un lato che, se da un lato ci ha
divertito, dall’altro ci incute timore.
Ma
la lista è davvero troppo lunga per essere nominata tutta. Si tratta di gente,
per lo più, non tanto priva di istruzione, quanto, piuttosto, priva di umiltà, tutti
uniti sotto il motto comune del «KI TI PAKA!?!?!?!?», sostenendo che tutti
coloro che fanno debunking lo fanno perché pagati da un’immaginaria Ka$ta o da
una fantomatica lobby dei macellai (argomento, quest’ultimo, molto in voga tra
i nazi veganimalisti).
Sappiate che grazie a un lento e preciso lavoro da talent scout prima e, successivamente, grazie alle innumerevoli segnalazioni che la pagina ha ricevuto e riceve costantemente da tutti voi fan, abbiamo potuto espandere il pubblico, riuscendo a superare oggi (28 settembre 2016) la quota di 16.300 fan, che è poco se paragonata a pagine con un raggio di azione decisamente più elevato e che supera i centomila o, addirittura, cinquecentomila like, ma per noi, nati per gioco, in un giorno di noia assoluta (e non pagati da nessuno, come qualche idiota va millantando in giro), significa tanto.
Nella speranza di poter continuare a crescere contando sul vostro supporto, vi salutiamo e vi diamo appuntamento in pagina su Facebook e sulle pagine virtuali di questo blog, nato dall’aiuto di tutti i collaboratori che pian piano si sono uniti al Muro del Disagio (tra cui gli attuali Capo Cantiere, Il Tufo, La Chiave di Volta, Scalpello e Il Manovale, senza dimenticare tutti coloro che hanno fatto parte della nostra famiglia e che poi, per ragioni personali, hanno lasciato).
Per offrirvi un servizio sempre al TOP non conteremo solo sulle nostre forze, ma, a seconda dell’occasione, ci avvarremo di consulenze esterne (medici, infermieri, virologi e via dicendo) a seconda dell’argomento trattato.
Perché
il debunking è una cosa seria e non si può farlo senza essere sicuri di ciò che
si sta scrivendo.
Non siamo infallibili, abbiamo commesso errori e, probabilmente, altri ne commetteremo. Tuttavia, cercheremo di limitarli e, nel caso ciò dovese accadere, prenderemo in esame le vostre segnalazioni e i vostri suggerimenti per poter migliorare sempre di più.
E
con questo è tutto.
Un
saluto a tutti!
#theDeesagio
Il Muratore
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